Architetture parassite. Capricci estetici o strategia per densificare le città"
Il termine parassita legato all?architettura compare per la prima volta negli anni Ottanta nella ricerca ?Le parasite” di Michel Serres, dove si allude all?annessione di corpi architettonici di nuova fattura in edifici e strutture urbane esistenti. Da qui, attraverso arte e architettura si sono avvicendate varie interpretazioni: Diller e Scofidio con un?opera esposta al Museum of Modern Art di New York interpreta invariato il tema di Serres; Korteknie e Stuhlmacher sul tetto di un magazzino di Rotterdam mettono in scena all?interno di uno spazio espositivo una serie di prototipi abitativi temporanei a piccola scala, a Hoogvliet, sempre in Olanda, attraverso la costruzione di tre architetture temporanee una scuola viene dotata dei necessari servizi. E oggi l?architettura parassitaria può essere ancora considerata avanguardia un po? irriverente che lavora con i materiali urbani del passato"
Forse si è trasformata in una strategia di valorizzazione immobiliare. Difficile attribuire valore estetico a molte delle operazioni in corso. Gli architetti del nostro tempo, dalle archistar ai progettisti meno illustri, sembrano cimentarsi in una densificazione concettuale fino a definire ?riqualificazione architettonica? quello che in realtà è un?addizione, una stratificazione e una superfetazione di stili, di costruzioni e materiali che spesso vanno a minare l?edificato esistente.
Certo, con qualche distinguo. Herzog & de Meuron e il Museum der Kulturen Basel, Renzo...
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