Dalla Fondazione Prada al Fuori Salone. Che cosa resta ai cittadini di Milano"
Che le zone più periferiche della città abbiano valori e risorse da potenziare non lo scrivono solo urbanisti e sociologi illuministi. Da tempo lo stanno dichiarando con le loro pratiche e scelte localizzative i più vivaci attori economici. Quel fascino tutto novecentesco della periferia industriale, organizzata per grandi isolati, puntellata di monumenti al lavoro, di fabbriche facilmente riutilizzabili appare come l?ingrediente fondamentale di chi cerca non solo uno spazio meno costoso con ampie metrature, ma soprattutto un luogo che abbia un proprio sapore.
Come spiegare altrimenti la scelta localizzativa della Fondazione Prada, nel settore urbano a sud dello scalo ferroviario di Porta Romana, fra corso Lodi, via Ripamonti e viale Ortles" Nata dalla trasformazione di una distilleria (la Sis) che risale ai primi anni del Novecento, dove si produceva il brandy Cavallino Rosso, reinventata dalla forza creativa di Rem Koolhas, è un luogo di eccellenza, degno delle grandi capitali europee. Eppure colpisce l?assoluta mancanza di relazioni con il territorio circostante. La Fondazione non ha alcun elemento di riconoscibilità su strada (ad eccezione di una piccola targa in neon con il nome), né ha generato interazione e sinergie con il contesto. È un monolite, un masso erratico, una presenza muta che giace. Intrattiene relazioni sovra locali, certamente a scala nazionale o internazionale, ma la sua presenza nel quartiere pare accidentale. Paradossalmente è colloc...
-------------------------------- |
|