Dov?era, com?era. Quando il terremoto distrugge tutto, anche il senso critico
Slogan facile e condivisibile da tutti. Peccato che imponga tempi di ricostruzione a quindici ? venti anni e, per citare Renzo Piano, due generazioni per mettere in sicurezza il Paese. E? questa la risposta che possiamo dare ai nostri figli" E poi, i vent?anni  della ricostruzione di Gemona (nel ?76) sono equiparabili a vent?anni di oggi" Con aspettative umane e temporalità radicalmente cambiate rispetto al passato siamo disposti ad attendere così tanto" E queste tempistiche varranno anche come codice per i terremoti a venire"
[di Elena Granata e Fiore de Lettera]
I piccoli borghi, così come le città , non sono opere d?arte. Sono luoghi di vita e di cambiamento, mescolanza di economie e paesaggi, incrocio di generazioni. Quando un terremoto li distrugge non è agli storici dell?arte o ai cultori dei beni culturali che possiamo chiedere le risposte (o almeno non tutte). Neppure ai soli ingegneri e architetti. Servono competenze varie che sappiano confrontarsi anche duramente sulle soluzioni possibili. Così non accade, mai. Dopo ogni evento catastrofico, il Paese ? nei suoi politici e nei suoi mezzi di informazione ? tende rapidamente a convergere intorno ad una posizione semplice e rassicurante. Non c?è tempo per il pensiero e per il dubbio. Più un fatto è complesso e difficile da risolvere e più sono immediate e semplici le ricette proposte. Più un fatto è complesso e più tendono a tacere quelli che sarebbero deputati ...
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