E se Gomorra desse una nuova speranza alla periferia"
E se Gomorra ridesse speranza alle periferie" Penso a questa provocazione poco dopo aver terminato la seconda stagione della celebratissima e criticatissima serie di Sky, che a un grande successo di pubblico ha fatto seguire un altrettanto vivace dibattito sul racconto che viene fatto della camorra. Da una parte, gli entusiasti per una serie ben fatta che (finalmente) riesce ad uscire dai confini di casa nostra; dall?altra, i perplessi per un racconto a tinte forti, che sceglie di raccontare la camorra puntando sulla violenza e con un male totalizzante.
È vero che in Gomorra mancano figure positive e, in generale, una qualsiasi alternativa alla camorra. La Scampia della serie è quasi lo stereotipo del degrado, in cui si concentrano abusivismo, segregazione, e soprattutto criminalità. La presenza imperante della camorra è, al tempo stesso, causa e conseguenza del degrado che si è impossessato degli spazi e delle persone: in un sistema lasciato a se stesso, la criminalità organizzata dà una parvenza di (perverso) ordine. Il degrado fa rivolgere alla camorra, e la camorra non può esistere senza degrado. Quella di Gomorra è un?immagine a tinte molto forti, che come detto tende a lasciare fuori molte sfumature ? soprattutto i segnali positivi che sappiamo esserci anche in realtà tanto tormentate. Ma il racconto fatto dalla serie descrive perfettamente la periferia come un mondo a sé, con le sue persone, i suoi paesaggi e soprattutto le sue regole. Un mondo...
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