Expo, ultimi giorni. Tutti in fila, appassionatamente.
Ci sono file ai tornelli, davanti ai padiglioni, file di ore annunciate con cartelli che non lasciano speranza (tre, cinque, otto ore di attesa), ci sono file ai ristoranti. Il sito di Expo alle sue ultime ore è lunghissima fila in attesa di… Di cosa" Forse non lo sa neppure chi attende pazientemente per ore e ore.
In fila ci sono donne, bambini, vecchi, carrozzine, carrozzelle, ragazzi.
E come un popolo di automobilisti arrabbiati, di giovani senza lavoro, di uomini d?affari, di casalinghe disperate si trasformi, entrando a Expo, in una gioiosa macchina della leggerezza e del divertimento è davvero un mistero. Certamente, l?idea di partecipare a un evento raro, il costo del biglietto (39 euro, è comunque una bella cifra) inducono a pazientare, a cercare di vedere quanto più possibile, di entrare nei padiglioni più esotici. Esserci conta piu’ che vedere. Ma non è solo questo che può spiegare tanta composta gioiosità.
Penso prevalga nei più la voglia di giocare, disimpegnata e bambina, la stessa che si prova in un grande luna park. Un misto di ritorno all?infanzia, di spensieratezza rispetto alle fatiche del quotidiano, conquistata con amici e parenti. Il sapore della gita scolastica? zaino in spalla e scarpe basse.
Di Expo mi rimarrà questo. Non tanto quello che ho imparato sul cibo e dintorni. Pochino per la verità. Ma quanto ho imparato degli italiani – sì perché sono loro che hanno visitato in massa l?iniziativa. Un popolo spesso u...
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