La memoria della gru in una città che ha il cambiamento nel dna
Londra è una città che vive del cambiamento. La città che visito ancora una volta in questi giorni non è mai la stessa: e non solo per il miracolo di un inatteso clima primaverile (anzi, estivo a queste latitudini), ma per la presenza, continua e mai completa, di piccole e grandi trasformazioni in corso.
Che ci si trovi a camminare lungo il Tamigi, nei Docklands o nell?East End, all?orizzonte si scorgono sempre delle gru, impegnate in continui lavori di costruzione e ricostruzione. Ormai sono parte del paesaggio urbano londinese. Basta volgere lo sguardo sulla centralissima City, appena oltre la cattedrale di St. Paul.
Non stupisce la presenza di tante trasformazioni in corso. Anzi, gli attuali trend potrebbero attivare trasformazioni più radicali, se a fronte di 17000 nuove unità abitative realizzate ogni anno rimane insoddisfatta una domanda potenziale di ben 40000 unità. Semmai, a colpire è il modo in cui continua a trasformarsi un contesto urbano comunque consolidato. Un buon esempio in questo senso è nel Villaggio Olimpico. Nel sito dei giochi del 2012, tra prati e sentieri semideserti, sorgono le grandi strutture di progettisti e artisti come Zaha Hadid e Anish Kapoor. Sono il segno di una trasformazione epocale per l?East End londinese: là dove si stagliano le linee sinuose dell?architettura contemporanea, fino a pochi anni fa prevalevano piccole, malmesse industrie di periferia ? le stesse che poco oltre continuano a farla da padrone. La trasformazione ...
-------------------------------- |
|