Quella ordinaria felicità a cui tutte le città aspirano. Parigi, ma anche Damasco, Istanbul, Beirut, Gerusalemme
E all?improvviso scopriamo che fare cose normali un venerdì sera, come mescolarsi tra la folla, cenare fuori con un amico, ascoltare un concerto, andare a una partita, è fare cose speciali. Assolutamente speciali. Amiamo vivere, pensare, incontrarci in quelle strade strette e dense di vita, attardarci nei bistrot e nei locali illuminati fino a tardi, prolungare le parole nella penombra delle piccole piazze. Parigi sembra nata per questo, per farci stare insieme, per trattenerci a parlare e per accoglierci nella notte, per fare nascere qualche sogno.
È difficile non amare quella città e quella libertà che ispira, è impossibile non provare sgomento per la violenza e il sangue che l?ha violata, cancellando in pochi minuti i volti di tanti uomini e donne. Ci somigliano molto quei volti, siamo noi, sono i nostri figli, i nostri colleghi, amavano le cose che amiamo. Come Rafayel, giovane collaboratore creativo dello studio parigino di Renzo Piano o come Nohemi, studentessa di design americana, o Valeria dottoranda italiana alla Sorbona e volontaria di Emergency. I terroristi e chi li ispira e arma hanno voluto colpire la nostra piccola felicità quotidiana, ha scritto Roberto Saviano. Sì penso che l?obiettivo fosse proprio quello, stravolgere la nostra libertà di stare bene in una serata ancora estiva. Parigi non è tutta così. Parigi ha i suoi molti retroscena. Mi è capitato di perdermi nella sua periferia qualche mese fa e di provare smarrimento e paura. Molto più c...
-------------------------------- |
|