Senza energia anarchica, l?arte di Blu muore
Ne parlano tutti i giornali. Blu, artista di strada, non sarà presente con le sue opere bolognesi alla mostra L?arte allo stato urbano, curata da Christian Omodeo e fortemente voluta da Roversi Monaco. Non sarà presente perché nel frattempo le ha letteralmente e come ormai tutti sanno, cancellate dai muri. Un gesto senza mediazione, l?autore distrugge la propria opera per evitare che venga consacrata arte proprio da quelle istituzioni d?arte che la street art nasce per combattere. Il gesto è radicale ma coerente, sensato e necessario.
L?arte di strada si nutre di trasgressione, di muri sottratti al grigio squallore di una periferia, di improvvise comparse tra la folla, di mistero intorno ai suoi autori, di esposizione al popolo, unico destinatario di un?arte che non chiede e non celebra, non attende di essere riconosciuta dalle solite chiese, perché nasce fuori da ogni ordine, ogni progetto, ogni mandato, ogni permesso, ogni autorità. L?arte di strada consacra i luoghi perché nasce per dare valore allo scarto, all?inappropriato, al reietto. Pensare di portarla dentro un museo a pagamento, significa privarla del suo afflato vitale, del suo respiro anarchico, della sua vita tra la gente. D?altro canto, come il mercato dell?arte sa bene, è il tempo che provvede a togliere questo respiro alle avanguardie: nessuna forma artistica rimane inaugurale per sempre. Poi entra negli immaginari, compare sulle copertine dei libri, nelle pubblicità dei grandi marchi. Il tempo e i...
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