Urbanistica e reggaeton
Per capire come progettare spazi pubblici in città, dovremmo ascoltare tutti Despacito. Lo leggo su un blog messicano, incappando in un post che parla del ?reggaeton che fa buona urbanistica?. Lo stile musicale nato a Puerto Rico, mescolando reggae, hip hop e ritmi caraibici, non è soltanto in grado di far ballare mezzo mondo con il suo ritmo inconfondibile: nei video delle sue canzoni infatti passano messaggi degni di un manuale di architettura.
Basta guardare proprio il video di Despacito, il tormentone dell?anno, ambientato per metà nelle vie di Puerto Rico. Luis Fonsi e Daddy Yankee cantano in mezzo alla strada, mentre ai lati gli abitanti del quartiere li accompagnano, ballano e si seducono, oppure continuano indifferentemente la propria vita bevendo giocando a domino. Meglio ancora fanno Marc Anthony e Gente de Zona in La gozadera: un?auto guasta, che blocca il traffico, è il pretesto per dar vita ad un ballo collettivo per strada. Le auto insomma servono solo per ballarci sopra, iniziando una festa improvvisata e chiamando a raccolta quanti stanno intorno a guardare. Con Mi gente, J Balvin mostra orgogliosamente come sa ballare la gente di Medellin facendola esibire in diversi spazi della città; se non bastasse, c?è anche spazio per la mobilità sostenibile: Shakira e Carlos Vives cantano La bicicleta proprio mentre pedalano per le strade di Barranquilla.
Il reggaeton mostra quelle idee che Jane Jacobs, Kevin Lynch e Jan Gehl hanno portato avanti con ta...
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